sabato 31 marzo 2012

Il coperchio del mare

Le donne piangono e anche gli uomini piangono guarda!
La tristezza gli arriva all'altezza dei pantaloni
E visto che il  mare è rimasto scoperchiato
La notte si estende sempre più senza mai sovrapporsi
Ormai è da giorni che siamo fermi a ieri
Nessuno in città se n'è accorto
Orione, Canopo, Perseo,
Cassiopea e l'Orsa Maggiore
Perché continuano ad apparire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?

                                              Hanna Masumi

giovedì 15 marzo 2012

Cosa c'è di meglio dei tre puntini?

. . .
Non basterebbero solo tre puntini di sospensione per definire la parola amore. Vorrei davvero che fosse una parola astratta, come le particelle che ci sono nell'aria: noi le respiriamo, ma non sappiamo che ci sono.
Siamo ignari della loro presenza e non ci distruggiamo il morale se vanno via. Alcune ci permettono di respirare altre boh.
Quando questa parola ti rende felice si definisce con la cosa più bella al mondo, la sensazione migliore che una persona possa provare, si sentono come le farfalle nello stomaco, si sorride sempre, si ha la testa da un'altra parte, gli occhi hanno una forma simile al cuore e escono pensieri e parole mai dette prima.
Ma se si pensa un attimo, queste sensazioni non possono durare tutta la vita. Non puoi avere il sorriso da ebete stampato in faccia per tutta la vita. La maggior parte del tempo per far sì che vada bene ti devi sacrificare, ti devi sottomettere a volte, stai male, vuoi startene da sola, viaggi per la città con gli occhi spenti e rossi dalla lacrime. Dici parole che non ti immaginavi di poter prima.  Al posto delle farfalle senti vermi nello stomaco. Non vedi più rosa, ma nero.
Quando questa parola ti rende infelice tutti vorrebbero sputarci contro.
Per una stupidaggine, per una piccola incomprensione o proprio perchè finisce quella polverina magica si da a questa parola il significato più pessimo. Ed è l'ultima parola, sensazione che vorresti provare.
Pensateci.... Non è così?

domenica 11 marzo 2012

La finzione porta alla realtà

Vedevo ciò che non eri e stavo bene. Riuscivo a ridere, ad alleviare quel dolore che portavo dentro. Riuscivo a non far uscire le lacrime.
Vedo ciò che sei e sto male. Riesco a non ridere, ad aumentare quel dolore che porto dentro. Riesco a far uscire le lacrime.

lunedì 5 marzo 2012

Senza sorriso è un'assenza

Forse tutto quello che può rendere un essere umano privo di sorriso è l'assenza di qualcuno al fianco. 
Qualcuno con cui possa ridere, conoscersi, trascorrere il proprio tempo, parlare, disegnare, andare al karaoke insieme senza vergognarsi, uscire la sera insieme, prendere il telefono e rompergli le scatole, contarci sempre, venir corretti quando siete voi due, con cui stai bene e anche se litigate alla fine basta uno sguardo per far tornare tutto come prima, avere una cartella piene di vostre foto e passare le ore a guardarle tutte ricordando ogni minimo dettaglio. Quel qualcuno che sai che non te la metterà mai in quel posto, che sceglierà sempre te e che non ti lascerà da un giorno all'altro per chissà chi e non ti abbandonerà sul ciglio della strada come un cucciolo, ma ti accudirà e si prenderà cura dii te. Non si può parlare delle stesse sensazioni che l'amicizia fa provare se si parla d'amore. Sono due cose completamente diverse, una inizia quando l'altra finisce. 
In conclusione, come può un umano a stare bene se gli manca l'amico?

Ti prego bolla no scoppiare


Ma perchè si vuole creare una propria bolla, portando al suo interno persone che si vuole e non uscire più?
Perchè si arriva a questo punto?
All'interno di essa si può essere realmente se stessi, avere al proprio fianco chi si reputa sincero e che faccia stare bene, creare un ambiente totalmente sincero. Non sono ammesse bugie, prese in giro, falsità e menefreghismo.
Ma che succede? Cosa è successo alla bolla?
Ci si ritrova in mezzo a ipocrisia, nessuna voglia e speranza in un domani, delusione, cattiveria.
Tutto da affrontare da soli.
Qui si ha paura di dire come la pensi, di essere come sei, di vestirsi come ci si sente, o acconciarti i capelli che ti creano. Si ha paura di dire una cosa e quando la dici, la gente ti vuole far passare per stupida. Non si ha un rapporto sul quale ci si possa fidare ciecamente.
Si è in un posto dove le parole sono usate così:
  • amico: persona che conosci da 1 ora;
  • migliore amico: ti uso e ti getto via/ cerco altro;
  • amore: persone con cui divertirsi/ fa uomo-donna vissuto-a.
Che brutto posto. Ma le persone che vivono in una bolla dove sono?
Dove si può acquistare il biglietto di solo andata per tornare nella mia bolla? 

giovedì 1 marzo 2012

Elle_ articolo

Amare un uomo, ma non essere innamorata di lui. Niente sesso, ma un grado di confidenza e di intimità come non è mai accaduto con un uomo etero. 
Sono davanti a una distesa d'acqua, in un torrido pomeriggio di fine estate, immersa nella conversazione con il mio amico David. Ci conosciamo praticamente da sempre e spesso ci capita di battibeccare come una vecchia coppia di coniugi. In realtà non avremmo mai potuto sposarci, perchè David è gay, anche se mi è capitato più volte di pensare a come sarebbero andate le cose fra di noi se non lo fosse stato. 
Sono uomini che ti forniscono una chiave di lettura del mondo diversa rispetto alle amiche o agli uomini etero. Secondo gli stereotipi forniti dai media, i gay vengono presentati come i confidenti cattivelli di donne etero. L'idea che l'amicizia fra una donna etero e un gay possa andare oltre la semplice banalità, affrontando e scavando magari in bisogni non soddisfatti, viene proposta solo di rado. 
David non è immediatamente identificabile come omosessuale. Sebbene la cultura popolare sull'origine dell'omosessualità sia passata, in meno di un secolo, dal considerarla una patologia che richiedeva una correzione a un tratta puramente genetico, mi chiedo spesso se il nostro relegare la questione da una sola parte dell'equazione natura / educazione non sia una scelta politically correct piuttosto che una verità scientifica. Non è più probabile che l'omosessualità sia una combinazione di tratti genetici e ambiente, come accade per la maggior parte delle cose? 
Mi sono innamorata perdutamente dei loro "accordi" privati. Forse un tantino folli e alquanto confusi. 
... di tanto in tanto credevano di essere sufficientemente innamorati di una donna da chiederla in moglie ( lo scrittore Lytton Strachey e Virginia Woolf). Alla fine decise di convivere con la pittrice Dora Carrington, con la quale trascorse i suoi giorni fino alla morte. Dora Carrington, che sposò un altro uomo, fu talmente sconvolta dalla morte di Lytton da togliersi la vita. Ricordo di essere rimasra scioccata dal suo suicidio - dopotutto no erano amanti- e di aver anche avvertito un profondo legame con quella strana coppia e con la passione probabilmente unica li aveva uniti. 
Per quanto le pagine delle riviste e le sezioni dedicate allo stile siano piene di riferimenti ai gay come anticipatori di nuove tendenze, a me sembra che l'aspetto più importante e più serio alla base di questi rapporti sia la possibilità che ci offrono di sfuggire alla costrizione delle codificazioni legate al genere e alla gamma limitata di ruoli maschili o femminili universalmente accettati. Queste amicizie si rivolgono all'aspetto sessualmente androgino che fa parte della nostra personalità e che è ben distinto dal nostro "io femminile", socialmente riconosciuto. Sono riuscita a confessare alcuni dei miei pensieri con la certezza che non mi avrebbero guardata come se fossi stata un'aliena. 
So solo che il mondo sarebbe molto più piatto e più insipido senza i miei amici gay. 
Daphne Merkin

Amico perduto.

Come tutte le mattine sveglia quando gli occhi decidono di aprirsi. Obiettivo della mattina è trascorrere la giornata al primo giorno di università. E' strano come tu non possa sapere cosa potrebbe accaderti dei minuti dopo... Beh io non avrei mai immaginato chi potevo incontrare un'ora dopo. Ingenua come sempre vestivo la mia tristezza con dei vestiti colorati, truccavo i miei occhi spenti con la matita nera e convincevo le mie labbra a sorridere. Cuffiette e i-pod non possono mancare. La velocità del pullman mi porta in quel luogo in cui mi fa dimenticare di pensare. Abbracci, sorrisi, parole volate nell'aria di Torino. Senza voglia si entra al bar per fare il proprio dovere: salutare alcune persone con cui però non ci si scambia più nessuna parola. Ma chi lo sapeva che il male porta il bene? io l'ho scoperto in quel momento, con quel sorriso, quell'essere scoraggiato e in quella timidezza. In quel metro e ottanta circa volevo far parte almeno di un centimetro. Non mi interessava più di essere seduta con delle persone che mi parlavano, io ascoltavo altre parole: calde, tenere, poche convinte di un inglese sicuro, ma silenzioso. Non ci sono state parole dette con la voce, ma ci sono state parole dette con gli occhi... tante... me le ricordo tutte! Il tempo stringe e il male ritorna portandomi via da lì. Una sola bella: Ciao! E' proprio vero che una semplice e piccola cosa bella ti può cambiare tutta la tua vita o semplicemente la giornata. Non mi interessava del passato, c'era il presente da vivere e mi piaceva anche tanto. La notte i sogni mi portano lui vicino. Le ore passano e non si sa nulla sull'accaduto. Ritorno lì.  Dicono che gli angeli arrivano, sorridono e se ne vanno per lasciarti il ricordo che forse dura una vita. Entro. Scontro. Lui era lì a chiedermi scusa. Mi ha dedicato un sorriso, la sua gentilezza, la sua delicatezza. Più semplicemente mi ha dedicato un pò di lui. E' la cosa più bella che una persona possa fare per te. Si ritorna alla realtà. Io esco, lui esce. Si vive, ma ora con qualcosa in più... lui. 
Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica. Lunedì un solo sguardo. Gli impegni che si hanno fanno perdere alle persone tante occasioni, ma ci si rende conto dopo di ciò che si è perso. Mercoledì: non lo vedrai più, lui è partito. Giappone, goodbye. 
Forse quello scontro ha scatenato un colpo... di fulmine. 
Come tutte le mattina sveglia quando gli occhi decidono di aprirsi. Obiettivo della giornata cercare di vivere comunque. E' strano come in un giorno quel bene si sia trasformato in male. Più debole del giorno prima vestivo la mia tristezza con abiti colorati, truccavo i miei occhi con la matita nera e convincevo la mie labbra a sorridere. Cuffiette e i-pod non possono mancare. Lui non può mancare. La velocità del pullman mi porta in quel luogo che ora mi fa pensare a lui. Giovedì, lui non torna. Venerdì, devo avere un suo contatto. Ce la farò e ti sentirò. Oggi, basta lacrime. Giappone, goodbye.